Il progetto nasce con il preciso scopo di finanziare la facoltà di Teologia dell’Università di Lugano. Il nuovo edificio si situa al limite del centro storico, su un’area del vasto giardino d’un complesso conventuale delle suore di clausura dedicato a San Giuseppe. La configurazione urbanistica della zona è stata determinata più da norme e da regolamentazioni edilizie, che da un piano regolatore basato su solide basi culturali. In quest’area poco caratterizzata e non sufficientemente espressiva per costituire la naturale continuazione del nucleo, l’edificio doveva essere segno di cambio e di rottura morfologica con la nuova città. L’antica funzione di chiusura del muro di cinta lungo la strada è stata ripresa dal fronte liscio e compatto della facciata del corpo più basso posto parallelamente alla via, in modo da liberare la vista della cappella settecentesca affrescata nel 1766 da Giuseppe Bonini. Il progetto, nei suoi volumi, parte dalla necessità di controllare gli spazi “negativi” che forzatamente si formano tra gli edifici esistenti. Spazi importanti da gestire per la notevole ampiezza dei cannocchiali di vista riprendendo tutte le linee e gli allineamenti dei volumi già costruiti. Ne sono derivati due volumi non ortogonali tenuti tra di loro da uno spigolo che corre tutta l’altezza sul lato nord dell’edificio, quale cerniera generatrice”. Il volume arretrato e soprastante riprende gli allineamenti degli edifici posti sullo sfondo. Lo spazio “negativo” risulta così essere controllato e genera un’inconsapevole armonia. Le facciate sono estremamente semplici e rigorose, sia nel disegno sia nell’utilizzo del materiale. Un corpo allungato su due altezze forte e “preciso” con arretramento delle parti vetrate sui lati per ottenere ombreggiature che ne accentuano il disegno, termina e caratterizza l’edificio. Per la volumetria, la volontà è stata quella di imporsi, integrandosi, agli elementi preesistenti, mentre si è optato per un materiale di facciata semplice e “povero”, come l’intonaco di colore chiaro, per meglio adeguarsi alla semplicità del complesso conventuale confinante. Verso il giardino del convento, dove le suore di clausura solevano fare le passeggiate quotidiane, l’edificio si presenta senza particolari aperture per dare un senso di protezione e di “privacy”. Nascono così volumi interessanti che definiscono la vocazione urbana della costruzione. L’edificio contiene due livelli di spazi commerciali e ai restanti piani superiori, uffici amministrativi. Il grande volume retrostante racchiude un autosilo a carattere pubblico. A questo progetto ha collaborato inizialmente l’architetto Stefano Moor, allora marito della figlia Guya Camponovo. La costruzione venne terminata nell’estate 2006.
Lugano
2006
Giampiero Camponovo, Stefano Moor
Edifici Pubblici, Progetti