Il centro del paese di Breganzona presentava, ancora alla metà degli anni cinquanta, la conformazione di un vero e proprio nucleo storico, che irradiava la propria forza e marcava tutto il territorio circostante, assumendo il ruolo di simbolo e di riferimento per la comunità. Il valore ambientale era dato dallo spazio interno che si formava con la presenza di due portici in corrispondenza delle strade che si dipartivano e che chiudevano e delimitavano in modo netto e “finito” il cuore del nucleo. Nel 1959 il Cantone, con l’obiettivo di un allargamento della strada cantonale, e confondendo l’intensità del traffico con l’intensità della vita, procedeva con un intervento di demolizione dei fabbricati esistenti che ha compromesso irrimediabilmente l’integrità del vecchio centro, senza prendere in considerazione altre soluzioni facilmente intuibili e realizzabili come la costruzione di una circonvallazione del nucleo. La nuova costruzione, edificata su un sedime al culmine del paese in precedenza occupato da un edificio, residenza di una famiglia patrizia (i Polar), riprende e sviluppa, in virtù dei suoi caratteri decisamente forti, il concetto di conferire al nucleo nuova forza, rifuggendo tuttavia nel modo più assoluto dalla possibilità di aderire a modelli provenienti dal passato. L’alchimia doveva dunque essere quella di attingere agli elementi ricorrenti nelle case del nucleo storico e utilizzarli con la dovuta libertà di espressione. Così, per esempio, la verticalità delle aperture, è stata presa in considerazione e introdotta nella facciata verso il paese. Il grande numero delle aperture ha consigliato di raggrupparle il più possibile, al fine di ottenere una facciata regolare nel ritmo e con una prevalenza dei pieni sui vuoti. Adottando la soluzione dell’orizzonte unico e al fine di raggiungere una definizione più netta del blocco è stato evidenziato l’ultimo piano, aggettandolo, seppur in misura minima, sui lati nord-ovest e sud-est. In questo modo, l’attico funge anche da piano-gronda e conferisce maggiore incisività all’unitarietà del blocco. I corpi scala, fortemente marcati, denunciano la precisa volontà di realizzare un edificio “forte” al fine di cercare di riqualificare il nucleo come tale. Con questi corpi, si ottiene una spezzatura di facciata in modo di equilibrarne la superficie a misura delle case esistenti. Infine, risulta possibile una sorta di ancoraggio al suolo alla costruzione, alleggerita al piano terra dal vuoto creato dal portico.
Giampiero Camponovo
1974
Berganzona
Complessi Residenziali, Progetti